di Fabrizio Pes, tuo babbo ...
...continua...
Sono due le volte che abbiamo sperimentato la reazione dei cani di famiglia nell'acqua del mare. La prima volta nell'ottobre 2008, con Filippo e Romina, quando tu dovetti accontentarti dei rumori, da dentro la pancia di mamma, e la seconda volta nell'ottobre del 2022, con Mirko e Mimì, con te presente e partecipe. La location è sempre la stessa: Pistis, a centro spiaggia. Mirko si dimostrò subito più audace ed entrò in acqua senza particolari titubanze. Per Mimì ci volle invece una lunga opera di persuasione... che stava finalmente per dare i suoi frutti... quando... fu interrotta dal tuo intempestivo intervento. Non lo so perché, forse eri sovrappensiero, forse non eri pronta, fatto sta che ti spaventasti vedendola e la prendesti di peso... frustrando in pratica tutta l'opera di convincimento fin li portata avanti e, sostanzialmente, mandando all'aria tutto il progetto. Perché non ci fu poi più verso di farla riavvicinare, manco alla battigia.
Il racconto di questo episodio non è un rimprovero.. così come non ci fu alcun rimprovero in diretta. Avevi il dono di saper sdrammatizzare, ed era impossibile andarti contro con maniere brusche. Le tue maldestre e improbabili spiegazioni vincevano sempre. Questo racconto vuole infatti semplicemente evidenziare la tua premura e le tue ansie. E un po' anche la tua genialità nel trovare le scuse.
E a proposito di stadio, e proprio di Cagliari - Sassuolo (quel lunedì di dicembre dei neutroni e dei protoni raccontato nella parte 2), ricordo l'agitazione sul finire della partita. Il Cagliari perdeva 0-1 e il VAR, già in pieno recupero, aveva annullato lo 0-2 per un fuorigioco millimetrico. Era la sera dei denti persi da un giocatore avversario a centrocampo, e delle continue perdite di tempo che avevano infiammato gli spettatori. C'era un'aria frizzante... e non solo per la temperatura. Il Cagliari pareggiò al 94° e io mi rivolsi a te per suggerirti di guardarti attorno, di studiarti tutti gli appoggi, perché la gente era sovraeccitata. Fiutavo il pericolo. E infatti. Al minuto 96 il Cagliari la ribaltò, e noi finimmo a terra come due pere, travolti dalla folla impazzita. Ricordo la grande preoccupazione... perché cademmo male, all'indietro, col seggiolino che ci fece da perno sul retro delle ginocchia... ma ricordo anche che tu riuscisti a sminuire e a tranquillizzarmi. In definitiva fu una bella figura di merda... una figura di merda però molto emozionante, perché condivisa... e pensando di non poterne fare più - di queste figure di merda - direi pure commovente, e mentre la racconto, addirittura straziante.
L'ospedale 🏥.
In questo post c'è spazio anche per momenti per certi versi paradossali. In cui la nostalgia, che ha ispirato questo post, si mischia con la malinconia e l'incazzo. In questo episodio, nello specifico, mancava poco più di un mese alla fatidica data. La nostra vita insieme era inconsciamente agli sgoccioli. La nostalgia è per il ricordo di una giornata luminosa e impegnata, seppur non esattamente spensierata. Era domenica.. 25 di febbraio. Giornata primaverile.. di quelle che cominciano a far intravvedere le sere allungarsi. Di quelle, insomma, che normalmente mettono di buon umore. Pranzo frugale e veloce, e partenza per lo stadio programmata in anticipo, perché c'è da far visita a nonno Silverio, lungodegente al Brotzu. Di questa giornata, a Marika - che immagazzinava ogni dettaglio della sua vita, e che amava poi raccontare - sarebbe rimasta impressa la vertiginosa salita nell'ascensore panoramico fino al sesto piano (che infatti filmò col cellulare)... lo sgradevole tanfo del reparto di neurochirurgia... la spossatezza del nonno, ma anche i suoi occhi lucidi nel vederla e augurarle buona partita... il saluto dei cuginetti che attendevano il proprio turno fuori dal reparto... la perdita di orientamento allo sbarco al piano terra, che portò lei e il sottoscritto, a girovagare per trovare l'uscita*... lo scambio di insulti con l'automobilista credutosi giustiziere della città, all'uscita dai parcheggi... il rumore dell'elicottero che attenzionava i tifosi di Cagliari e Napoli, in un pomeriggio da bollino nero... il solito rituale da stadio e l'ennesimo gol del Cagliari dopo il 90°. Una giornata non banale, un po' contraddittoria nei sentimenti, che si concluderà coi soliti ritmi blandi delle serate invernali: doccia, felpone e calzettoni, camino, cena, skincare, posticipo, ripasso veloce e nanna.
* (Il paradosso è rappresentato invece da quanto di quel giorno resta oggi presente al sottoscritto tentando di rovinarne il ricordo. Nel girovagare disorientati, arrivammo infatti a ridosso alle aree che disimpegnano il reparto di rianimazione... un particolare cui non facemmo assolutamente caso, ma che oggi può essere interpretato quasi come un segno del destino, facendo diventare un semplice ed involontario passaggio, un indesiderato sopralluogo, compiuto in quegli stessi ambienti che un mese dopo, sarebbero diventati il luogo del nostro peggiore incubo).
La dieta ⚖️.
In tema di paradossi, un altro chiaro ricordo che oggi fa a pugni con la nostalgia è quello della penultima visita dalla nutrizionista. La nostalgia è tutta per la tua richiesta di avermi al tuo fianco, come sempre accadeva per le visite mediche di routine, in cui evidentemente riuscivo a trasmetterti quella tranquillità di cui avevi bisogno, laddove riuscivo a tenere a bada il mio conclamato "cagasottismo". L'ambientazione di questo episodio è altresì nell'inverno scorso. Era la penultima visita di controllo, appunto... e gli strumenti rivelarono che mancavano ormai pochi etti all'obiettivo. A te si leggeva in volto la fierezza. Ed io, in quel contesto di grande euforia, per un traguardo non scontato, ricordo bene di averti sussurrato quella che si è poi presto rivelata la frase più assurda che abbia mai articolato*. Ti dissi... "ti rendi conto che sei in grado di raggiungere quello che vuoi... potrai metterti in testa qualunque cosa, e tu saprai ottenerla! Complimenti".
* (La nostalgia di quei momenti è però rovinata dalla cruda realtà di oggi. Perché io pronunciai col cuore quelle parole... davvero convinto... ma mai previsione si rivelò così funesta. Quelle parole oggi assumono il significato di una gigantesca presa per il culo. Quella che la vita ha voluto riservare a te, e a tutti quelli che ti hanno voluto bene).
Le suggestioni 😍.
Chiudo questo lunghissimo e noiosissimo post con un aneddoto che ho lasciato apposta per ultimo con la speranza che qualcuno si stufasse prima e non arrivasse a leggerlo. Perché l'argomento è abbastanza imbarazzante... direi piuttosto intimo.
Ricordo ancora la prima circostanza in cui mi esprimesti questo pensiero. Eravamo a Roma, nel novembre del 2022, un martedì mattina, di rientro da Piazza del Popolo e Villa Borghese, verso l'appartamento che avremmo dovuto lasciare di li a breve per raggiungere Ciampino in taxi. Anche quella mattina sei stata la mia ombra, perché passeggiavi a braccetto con me. E nel mezzo di una conversazione casuale, trovasti il nesso per confidarmi di trovarmi niente meno che un bell'uomo! E dal giorno, rotti gli indugi, non hai mai perso occasione per ribadirmelo. In realtà, esistono degli studi psicologici che rivelano che una figlia sia capace di affezionarsi talmente tanto al proprio padre, da riuscire a vederlo con occhi quasi innamorati. Non è quindi un comportamento così raro. E questo è innegabilmente questo uno dei casi che confermano questa tesi. Perché il fatto che Marika mi fosse affezionata non è smentibile. Così come non è smentibile la sua sincera suggestione (perché di questo ovviamente si tratta), e lo dimostra, per esempio, il modo in cui sono restato registrato tra i suoi contatti in rubrica: non "Fabrizio", non "Babbo", bensì "Bono". Non c'è niente da ridere... perché a prescindere dai gusti e dalle suggestioni, che possono alterare la percezione della realtà, è soprattutto per queste manifestazioni spontanee e incondizionate di affetto, che non ha mai avuto l'imbarazzo di esprimere e di manifestare, che io mi trovo oggi qui a soffrire qui come un cane.
Non sono pazzo, sono solo un uomo distrutto dal dolore. Cui manchi come l'aria.
Per sempre grato, bambina mia.
***
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❣️💔
RispondiEliminaL’ Amore vero , quello con la A maiuscola, quello che tutti sognano… e voi lo avete avuto, assaporato e goduto(anche se purtroppo troppo poco )!
RispondiEliminaNon importa quanto duri se poi non ti lascia nulla nel cuore, certo la nostalgia fá un male che toglie il fiato 😔 ma resta la consapevolezza dell’esistenza di un Amore grande che in pochi hanno avuto il privilegio di assaporarlo . Manchi Tanto Mary♥️
♥️
RispondiElimina❤️😢
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