di Fabrizio Pes, tuo babbo ...
La mente privilegia il ricordo dei momenti più recenti... per andare indietro nel tempo è necessaria un po' più di concentrazione... esercizio molto pericoloso, perché il rischio di essere sopraffatto dalla nostalgia è elevato.Marika.. io l'ho fatto... ed eccomi qui a descrivere episodi e situazioni, ma soprattutto descrivere le nostre routine di un tempo, impossibili da dimenticare, con tanta tanta di quella nostalgia addosso...
nostalgia...
di quando ti chiamavamo Marikuccia... nome che ti è piaciuto e hai fatto tuo per un po' - e che hai utilizzato infatti anche come nickname sui social - ma che poi, crescendo, hai praticamente rinnegato, esercitando un tuo sacrosantissimo diritto
di quando da piccolissima avevi i capelli naturalmente a spazzola, praticamente indomabili.. di quando portavi un incisivo da latte accidentalmente devitalizzato, evidentemente più scuro degli altri...
di quando mi tenevi il dito indice prima di addormentarti, tu nella culla, io seduto nel pavimento.. di quando sembravi assopita e provavo ad alzarmi, ma tu stringevi perché ancora sveglia
di quando mentre leggevo i capitoli di Geronimo Stilton la notte, ciondolavo per la camera, e tu, a fine lettura, ancora sveglia, mi rivelavi quante volte aveva schioccato il mio ginocchio malconcio, perché riuscivi a concentrarti su più cose contemporaneamente (ascoltarmi leggere e contare)
di quando vi cantavo (cinque volte, a grande richiesta) la canzone della buonanotte ("Pepita", titolo completamente a caso), poi diventata un rito, al punto che me la chiedevate voi se andavo via convinto che la lettura della storia vi avesse addormentate
di quando a turno volevate salire sulle mie ginocchia, sul divano, a farvi sballottare sulle note di quell'altro motivo inventato, diventato poi anch'esso un tormentone
di quando talvolta, dopo la storia, quando ancora dormivate coi letti affiancati, vi facevo fare a turno l'aeroplano sulle note della canzone di "Rio"... una, due, tre volte, perché non vi bastava mai
di quando la domenica mattina venivi nel lettone, con Manuela, a guardare i tuoi video preferiti: tipo waka waka, Peter Pan, pulcino pio (versione in studio e live) e la sigla di Heidi...
di quando vi facevo la doccia, lavavo i vostri "piedopoli" e poi vi frullavo i capelli col panno per asciugarveli
di quando mi chiedevi - qui già un po' più grandicella - praticamente ogni sera, di prenderti per i piedi, uno alla volta, e stirarti le gambe
di quando ti aiutavo a fare l'aerosol, o ti facevo i lavaggi nasali con la soluzione fisiologica (solo occasionalmente perché sono sempre stato facilmente "impressionabile")
di quando respiravamo quell'acre profumo di chanteclair, cosparso sul pavimento dopo che tu, puntualmente, ogni prima notte, vomitavi (o, come dicevi tu "sgomitavi"), a causa di quelle maledette adenoidi che ti provocavano apnea e tosse
di quando, per lo stesso motivo di cui sopra, parlavi con quel tuo cronico accento nasale
di quando mi chiedevi di cantare "tanti auguri", praticamente ogni sera, dedicandolo alle persone che sceglievi tu, durante le tue "profumatissime" funzioni fisiologiche in bagno, dove ti facevo compagnia, per poi chiamare tua mamma per le "pulizie finali" distorcendone il nome in mille modi
di quando il cuscino antisoffoco era diventato il tuo inseparabile amico... il tuo "pupazzetto"
di quando attiravi la mia attenzione, per sovrapporci a cantare, a nostro modo, un pezzo preciso della sigla del "trenino Thomas"
di quando portavi il cerchietto tra i capelli.. fisso, di ogni tipo e colore
di quando la casa era inondata dal dolce suono del carillon, che addormentava prima me che voi
di quando hai camminato per la prima volta da sola, a neanche un anno compiuto, in quel centro commerciale... dove dopo pranzo percorremmo ossessivamente quella galleria ad anello
di quando una mattina infrasettimanale, sul lungomare di Torre Grande, di rientro da una concessionaria per valutare l'acquisto di una macchina a cinque porte, perché più idonea ad una famiglia con figli, ti provammo a far camminare da sola (con noi a debita distanza) e tu, per niente spaventata, non pareva avessi mai intenzione di fermarti, neanche quando ci stoppammo, noncurante del fatto di non vederci più al tuo fianco
di quando dirigevo la gara di corsa, dentro la nostra minuscola casa... con partenza dalla cucina e arrivo in salotto, dove il premio lo vincevo sempre io, perché la prima che arrivava doveva abbracciarmi (il premio migliore del mondo)... nel gioco che avevate chiamato semplicemente "pronti, partenza, via"
di quando manovravo il tuo triciclo o ti seguivo preoccupato sulla bici con le rotelle
di quando in macchina, seduta sul seggiolone, emettevi quel suono continuo, che secondo tua mamma avrebbe dovuto essere una ninna nanna... ma che forse era solo un suono molesto a caso
di quando pronunciavi le tue parole distorte... e aggiungevi la N dove non serviva... (fuxian, barbien, inglesias, e altre)
di quando stimolavo il tuo linguaggio disegnando e scrivendo sulla lavagna magnetica (in foto 👆), e tu rispondevi divertita sempre prima che terminassi
di quando ti ammiravo costruire quella farfalla coi puzzle di legno, da piccolissima, o montare i mattoncini lego con incredibile maestria
di quando andavo a prenderti al baby, poi a scuola - pur saltuariamente - e quando capitava, appena mi individuavi tra la folla correvi ad abbracciarmi piacevolmente sorpresa
di quando spoileravi in famiglia le recite scolastiche imitando contemporaneamente alunni e (lo "sclero") delle maestre
di quando, proprio alle recite, eri più preoccupata delle performance altrui che delle tue, e suggerivi, e spesso bacchettavi, sul palco i tuoi compagni di scena
di quando, dopo il tuo primo campo scuola, ancora cucciola, piangesti a dirotto per almeno un'ora dopo il rientro, e mi chiedesti e ottenesti le coccole per calmarti
di quando andavo ai colloqui (credo di non averne mai saltato uno)... e a prescindere da ordine e grado della scuola, maestri o prof che fossero, ci dedicavano talmente pochi secondi da finire per imbarazzarci al cospetto di chi faceva la fila con noi, tra i quali, talvolta, c'era chi ironicamente ci cronometrava
di quando con i braccioli o nella ciambella facevi il bagno al mare con me... (cosa che non hai mai avuto vergogna di smettere di fare, neanche da adolescente, fino a quell'ultimo bagno, per entrambi, a Gutturu nel settembre 2023, quando siamo usciti, ignari del destino, dall'acqua davvero per l'ultima volta)
di quando, occhialini indosso, passavi e ripassavi tra le mie gambe sott'acqua
di quando avevamo la piscina smontabile e mi rovesciavi addosso l'acqua per rinfrescarmi mentre mi rilassavo nella ciambella
di quando, in ogni passeggiata, in gita o in vacanza, eri la mia ombra, sempre a braccetto... (e questo, in realtà anche da adolescente, fino alle ultime occasioni che il destino ci ha concesso)
di quando la tua merenda era l'immancabile "frutta celeste"
di quando ogni giovedì primaverile, immancabilmente, di rientro dalla piscina, vi aspettavo per mangiare la pizza a spicchi, seduti sulle pietre e sui travetti, a Lierus, quando ancora non era "urbanizzato"
di quando ti giudicavi e ti mettevi in punizione da sola... (ricordo, questo, di una tenerezza terribile)...
di quando mi chiedevi di portarti al lavoro con me
di quando ...
... ero un uomo felice, sereno, appagato e soprattutto ignaro di non avere nel destino un futuro roseo...
...
forse continuerà, perché è impossibile sintetizzare in una sola operazione un periodo così ricco di ricordi e di emozioni... forse...
Come si poteva non volerti bene... per sempre grato bambina mia 😘
❤️
RispondiEliminaNon riesco ad aggiungere nulla... Troppa, troppa nostalgia di una vita felice💔
RispondiElimina❤️
RispondiElimina😔❤️❤️
RispondiEliminaNostalgia di quei momenti passati assieme , nostalgia di chiedere :” anche Marika è dei nostri?”
RispondiEliminaManchi e c’è tanta nostalgia di TE ❤️
😔😔😔😔😔
RispondiElimina❤️✨
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